Eskimo o di una vecchiezza arrivata troppo presto

Eskimo, con sottotitoli

E’ dura fare i conti con una canzone ascoltata oltre trent’anni fa, talvolta pensando a come sarebbe stato  vent’anni dopo i vent’anni. E ora che ne sono trascorsi quasi trenta dai miei vent’anni, ora che riascolto questa canzone portandomi addosso una vecchiezza prematura, più pesante del peso della mia età (i “quasi cento” della canzone), sento di avere perso per quanto non mi consideri vinto.

Portavo una coscienza immacolata…. quanto son cambiato da allora….

Non giurerei che il mio sia mai stato davvero un animo puro, e quindi non so dire se e quanto sono cambiato: perché ho pensato che cambiare fosse inutile; nessuno sceglie il proprio carattere, e il mio è il peggiore che potesse capitarmi.

Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà…

Le mie scelte mi dicono di averle condotte alla sconfitta, eppure le rifarei tutte: dalla prima all’ultima. Proprio un pessimo carattere….

avevo la rivolta fra le dita…. contro il sistema anch’io mi ribellavo…

L’ho sempre pensato di me stesso: rivoltoso eppure considerato funzionale al sistema, ribelle eppure mescolato a coloro che detestano i ribelli.

si ride per non piangere perché se penso a quel che ero che compassione che ho per me

Disprezzo più che compassione: perché quel che ero non mi ha salvato, e quel che sono non basta per ciò che dovrei essere.

eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là…

La nostalgia è solo il suono di una menzogna.

a vent’anni si è stupidi davvero…

Imbecille: per essere stato quello che non dovevo essere, per aver combattuto battaglie che non erano mie per poi essere deriso e accusato, venti anni dopo, da chi quelle battaglie doveva combatterle per se stesso.

io, come sempre, faccio quel che posso…

Non lo so, preferisco pensare che non posso nulla.