Riflessi di Suburra a Pratola Serra

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Quella che segue è una storia che avrebbe dovuto raccontare l’opposizione, ma evidentemente alcune frequentazioni avellinesi hanno  indotto ad abbassare la soglia della “percezione etica” di alcuni fenomeni forse giustificabili nel comune capolouogo.

Lo scorso 26 aprile, con Determinazione del Settore Urbanistica, Manutenzione e Lavori Pubblici, a seguito di una gara di appalto con procedura aperta venivano affidati alla società Creset SpA di Milano i servizi di accertamento TARI, IMU e TASI e la gestione in concessione dei tributi minori (ICP, DPA e TOSAP), coattiva e stragiudiziale.

In pratica, dopo qualche anno dalla batosta SOGET, ecco la CRESET.

“Quattro volte Soget”, direbbe il mitico Giovanni Capozzi, e non avrebbe torto.

Fin qui nulla di strano: scelta condivisibile o meno sul piano amministrativo, pratica politica che può essere vista come una vessazione dei cittadini oppure come una necessaria caccia all’evasore. Nulla di che.

Se non fosse che la Creset presenta due aspetti che fanno riflettere.

Il primo: dal 2014 Creset è passata dal Credito Valtellinese nelle mani della Fire Group SpA di Messina (ma con sede legale a Milano), che detiene il 60% delle azioni, mentre alla banca lombarda è rimasto il 40%. Non è un dettaglio, perché la Fire Group è una delle società leader del settore, ma nel 2013 è anche incappata in una multa di 300mila euro comminatale dall’Antitrust per “pratica commerciale aggressiva”. La Fire Group ha respinto le accuse e ha fatto ricorso al Tar. Il caso è stato chiuso con il pagamento di una multa di 150 mila euro e la promessa di interrompere quelle che l’Authority per la concorrenza ha definito «pratiche commerciali scorrette». Ma questo è il meno: magari poteva – doveva – essere un elemento nella valutazione dell’offerta con il criterio qualità/prezzo, atteso che la “qualità” del servizio  dovrebbe essere valutata soprattutto tenendo presenti le ricadute sui cittadini, e il precedente di una multa per pratica commerciale aggressiva avrebbe dovuto quantomeno consigliare prudenza.

Veniamo a Suburra, titolo di un film e di una fiction ispirata a un romanzo di Giancarlo De Cataldo trasmessa da Netflix e Rai 2, ambientata in una Roma nella quale si combatte una guerra senza esclusione di colpi tra criminalità organizzata, alti prelati e uomini dello Stato. Ovviamente Pratola non è la Suburra raccontata da De Cataldo, ma dall’aprile scorso ci siamo portati nel nostro paese un po’ del romanzo.

Vediamo perché: all’inizio dell’agosto dell’anno scorso l’Amministratore Delegato di Fire Group Sergio Bommarito è coinvolto (informazione di garanzia per traffico di influenze illecite) nell’inchiesta giudiziaria denominata “terzo livello” condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Messina che ha portato al rinvio a giudizio di Emilia Barrile, presidente del consiglio comunale di Messina, mentre per Bommarito è stata disposta la messa alla prova. Nell’avviso di  conclusione delle indagini  del settembre 2018 (anche in questo caso prima dell’affidamento alla Creset dei servizi di riscossione nel nostro comune), firmato dal PM dott.  Fabrizio Monaco, i  reati ravvisati dall’accusa sono stati: “Associazione per delinquere, traffico di influenze illecite, turbata libertà del procedimento di scelta del contribuente, accesso abusivo ad un sistema informatico, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione”. Attenzione: ciò che a Pratola viene ignorato è invece di dominio pubblico altrove: il 29 marzo scorso (ancora un mese prima dell’aggiudicazione della gara) una testata online napoletana titola «Boscoreale, la riscossione dei tributi nelle mani di un faccendiere legato a “strane” consorterie».

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Nell’articolo viene ricostruita tutta la vicenda messinese: quindi maggioranza e opposizione potevano tranquillamente attingere a questa fonte per farsi un’idea; ma forse la maggioranza non ne aveva interesse e voglia, e l’opposizione non aveva tempo, impegnata com’era nella campagna elettorale di Avellino e a trovare un modo per portare voti alla Lega alle Europee senza dare nell’occhio.

Lo scenario Suburriano” è completato da un passaggio dello stesso articolo, dove si legge che Bommarito  risulta molto legato a Joseph Zahra, finanziere di fiducia di Papa Bergoglio, con base a Malta, e affari a Cipro, Canada e Italia.

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Joseph Zahra, uomo d’affari maltese e per anni consulente finanziario del Vaticano

Un bell’intrigo, meglio specificato da un articolo dell’Espresso dove si spiega cheZahra ha dato le dimissioni dal consiglio d’amministrazione di Nemea Bank, con sede a Malta, dopo che la Banca centrale europea era intervenuta, limitando prelievi e versamenti dei correntisti, a causa di gravi irregolarità di gestione rilevate dopo una lunga ispezione. Nel marzo del 2017 – spiega ancora L’Espresso – la vigilanza europea ha infine ritirato la licenza bancaria a Nemea, un istituto fondato da due imprenditori finlandesi, che aveva raccolto via Internet decine di milioni tra i risparmiatori di svariati Paesi, tra cui l’Italia, promettendo tassi da favola, fino al quattro, cinque per cento annuo”.

Ma cosa c’entra Bommarito – e quindi la Fire Group, e quindi Creset – con colui che è stato consulente finanziario di Giovanni Paolo II e papa Francesco, che lo volle ai vertici della Cosea, struttura finita, a seguito dei Vatileaks, in uno scandalo che portò alla condanna di monsignor Vallejo Balda e di Immacolata Chaoqui?

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È sempre L’Espresso a spiegarlo, sottolineando che “Zahra nella città dello Stretto può contare sui buoni uffici di Francesco Vermiglio, ex docente di Economia alla locale università”. Manco a farlo apposta, Sergio Bommarito è stato nominato lo scorso anno componente esterno del consiglio di amministrazione dell’Università degli studi di Messina.

L’articolo de L’Espresso prosegue rivelando che Zahra e Vermiglio “collaborano come amministratori del gruppo Fire, un marchio ben conosciuto nel mondo del recupero crediti, con clienti come Tim, Vodafone, Enel ed Eni. Sede legale a Milano, base operativa a Messina, l’azienda controllata dalla famiglia Bommarito nel 2014 è stata multata dall’Antitrust per le pratiche un po’ troppo aggressive nei confronti di migliaia di clienti in arretrato nei pagamenti”.

Ce ne sarebbe già abbastanza, ma non è tutto: c’è un “caso date”. Il 26 aprile 2019 l’Amministrazione comunale di Pratola Serra affida alla Creset i servizi di accertamento e riscossione dei tributi; stranamente, il 30 aprile Sergio Bommarito cessa da tutte le cariche in seno alla Creset, in primis da quella di Presidente del Consiglio di Amministrazione, nella quale viene sostituito dall’avvocato Gabriele Cristiantielli. Bommarito, però, conserva la carica di Amministratore delegato e Presidente del Consiglio di amministrazione della Fire Group Spa che, va ricordato, è l’azionista di maggioranza della Creset: quindi il potere decisionale e gestionale di Creset è sempre saldamente nelle mani di Bommarito, che nel consiglio di amministrazione della Fire Group continua ad essere affiancato da Zahra e Vermiglio.